SCUOLA/ Open day, un “appuntamento” per Marmeladov e Graham Greene

Si riporta integralmente un articolo del prof. Picano Diego, pubblicato il 25/01/2024 su "Il Sussidiario.net",  che vuole essere anche un invito all'Open day del 27 gennaio 2024.

Cosa si cerca davvero in un Open Day e cosa si vuole proporre? Ha senso solo se, per la scuola, è occasione di mostrarsi in ciò che è davvero.

Dego Picano  “Nel corso di una vita, avere avuto un professore piuttosto che un altro, un maestro piuttosto che un altro può fare una grande differenza”. Sono le parole di Susanna Tamaro riportate nell’appassionata lettera a un’insegnante, in Alzare lo sguardo. Il diritto di crescere, il dovere di educare (2019). La stessa riflessione della scrittrice triestina potrebbe essere riportata dagli studenti che in questi giorni stanno decidendo l’indirizzo in cui iscriversi e stanno partecipando a più di un Open day, organizzato dalle scuole, perché sia più facile per loro valutare il corso o l’indirizzo corrispondente alle proprie aspettative.

Nelle considerazioni delle famiglie e dei ragazzi, che soprattutto nel momento della scelta sono tormentati dal pensiero del futuro, del lavoro e della disciplina preferita, si coglie un’altra grande preoccupazione legata alla crescita umana, alla capacità di affrontare il mondo con tutte le sue sfide. Ciò che si cerca davvero è un luogo in cui crescere come uomini e in cui avventurarsi nella scoperta delle proprie passioni: un ambito che metta davvero al centro l’allievo.

Aveva ragione Dostoevskij, quando faceva dire a Marmeladov, nell’incipit di Delitto e castigo, “(…) Eppure bisognerebbe proprio che ogni uomo avesse almeno un posto dove andare. Poiché c’è un momento in cui bisogna andare assolutamente da qualche parte! (…) Egregio signore, egregio signore, bisognerebbe proprio che ogni uomo avesse un posto dove si abbia pietà di lui (…)”. Sempre più studenti prendono parte ad iniziative di orientamento, probabilmente non perché stanno cercando un luogo in cui essere parcheggiati ad attendere il domani, in cui perdere tempo, ma un ambiente dove si prendano cura della loro persona, del loro futuro, in cui sia possibile scoprire le personali inclinazioni, le proprie vocazioni.

Allora, anche l’Open day diventa l’occasione per incontrare maestri appassionati, spazi di apprendimento per la vita, persone all’altezza dei loro desideri, delle loro aspettative. Infatti, l’Open day sta diventando sempre di più una concreta opportunità per visitare la scuola, per vedere gli spazi, conoscere i docenti e gli studenti già iscritti. Mi domando, proprio in questi giorni in cui si è impegnati ad allestire la scuola e ad ospitare chi vorrà iscriversi, se non sia proprio questo il motivo per cui si aprono gli istituti scolastici sul territorio o si organizzano lezioni e laboratori ad hoc per gli studenti. Perché tanto lavoro? Soltanto per raccogliere iscrizioni? Soltanto per una mera pubblicità all’istituto? Cosa spinge i docenti, i dirigenti scolastici, il personale scolastico ad aprire i battenti, se non per questo desiderio di far incontrare un luogo in cui è ancora possibile conoscere maestri che accompagnano i loro allievi nel duro cammino della vita, in cui l’adulto con il tempo e con la convivenza intuisce la strada dell’allievo e gli permette di sviluppare la parte migliore di sé?

Tanta pubblicità sui social, sui giornali, per strada, per comunicare cosa? Tanti “fuochi d’artificio”, per accendere cosa? Il vero Open day è quello che presenta una scuola in cui tutti i giorni dell’anno si lavora per i propri studenti; è quello che mostra studenti felici del percorso intrapreso, dello studio che si affronta quotidianamente. Infatti, tale evento non dovrebbe essere concepito come una vetrina in cui esporre prodotti preparati al momento, ma come un punto di arrivo a cui la comunità scolastica è arrivata, attraverso un accurato lavoro di continuità verticale e di didattica orientativa svolta quotidianamente in classe.

Graham Greene amava affermare che “La vera pubblicità è il cliente soddisfatto”. Sono gli studenti frequentanti che, soddisfatti del loro percorso di studio, mostrano la qualità di quel luogo; sono i docenti che con la loro accurata operosità in classe, mostrano l’essenza della scuola.

In quest’ottica sono molto utili gli Open days, non solo perché diventano una splendida occasione di incontro e di dimostrazione di quello che realmente propone la scuola, ma anche perché permettono di dare spazio alle famiglie, alle loro richieste, alle loro esigenze. I loro figli trascorrono gran parte del tempo a scuola, che è diventata una seconda agenzia educativa; per questo motivo, occorre un momento preciso dedicato alla verifica di un posto vivibile e affidabile per i propri figli. Oggigiorno, nella nostra società, abbiamo bisogno di frequentare comunità vive e coese e di sentirci parte di uno stesso sistema accogliente e coinvolgente.

Presentare agli altri quello che accade quotidianamente infonde fiducia, stimola interesse e curiosità nei futuri scolari, anche quelli più piccoli. Mostrare agli altri è anche mettersi in discussione, mettersi in gioco rispetto al progetto educativo che, attraverso le svariate metodologie e le adeguate programmazioni, si intende perseguire; è giudicare il messaggio che si intende offrire; è un tentativo per costruire una comunità, un “villaggio”, come ama ripetere papa Francesco, in cui ognuno si sente parte integrante, in cui si privilegia l’inclusione, l’educazione, l’orientamento come fattori basilari della formazione umana della personalità."

Ultima revisione il 17-09-2024